Tradizioni

 

Le tradizioni

(di Mario De Rose e Francesco Urso)

 

Il Natale rosetano.

La sera della vigilia si pone nel caminetto un grosso ceppo di legno che rimane acceso per tutta la notte. Dopo la cena, si lascia la tavola imbandita in segno di ospitalità verso la Sacra Famiglia, che secondo un'antica credenza, potrebbe avere bisogno di rifocillarsi. Acqua muta -

 

Giovedì Santo.

Le donne del paese, la sera del giovedì sera, si recano a un ruscello senza proferire alcuna parola, recitando a mente il Credo, il Padre Nostro e l'Ave Maria. Una volta raggiunto il corso d'acqua, bisogna cercare il punto più stretto e riempire una brocca d'acqua, recitando "cumu scurri l'acqua di su vaddruni, cussì scurrissi ru beni a ra casa mia", (come scorre l'acqua di questo ruscello, affluisca il benessere a casa mia). Si torna in paese sempre in silenzio e si asperge la casa con l'acqua benedetta. La stessa cosa viene ripetuta il Venerdì Santo. Giro dei perdoni

 

 

Venerdì Santo.

Prima dell'alba del Venerdì Santo si fa il giro delle chiese di Rose, sostando sul sagrato di ognuna e pregando in segno di penitenza e pentimento per i peccati fatti. Domenica delle Palme. Messa, benedizione dei ramoscelli di ulivo e processione.

 

Processione del Sabato Santo - Pasqua.

Noto anche come u carvariu, il calvario, è un pellegrinaggio spirituale, cui prende parte tutta la popolazione seguendo i simulacri dell'Ecce Homo, Crocifisso, del Cristo morto e della Madonna Addolorata. Si recita u' rillogiu, l'orologio, un antico componimento che sintetizza gli episodi della passione del Cristo, e si cantano inni popolari. Corpus domini - giugno. Alla celebrazione eucaristica segue il corteo dei fedeli accolti con coperte ai balconi e petali di papavero sulle strade.

 

L'abito tipico

 

La pacchjana. La donna rositana indossava a gunneddra, gonna a pieghe in velluto colorato, a cammisola, gilet di velluto, una camicia di cotone con merletto al collo, un corpetto allacciato sul davanti e come copricapo u rituarto. Quando si sposavano l'abito indossato era in seta damascata e veniva rimesso in occasione della morte.

 

Esempio di proverbio rosetano: 

Parma mbusa, gregna gravusa Palme sotto la pioggia, covone di grano molto pesante

 

‘U Sangiuvanni
(il comparaggio)
La persona a cui erano stati “battezzati o cresimati” dei figlio si era fatto da compare nel matrimonio, quando passava davanti casa del padrino, soleva, ogni volta, togliersi il cappello, in segno di rispetto.
Faceva ciò anche se nessuno l’osservava e le imposte di quella casa erano chiuse.

Altri modi comparaggio
Oltre che per battesimo, cresima, matrimonio, si poteva diventare compari, anche in uno dei seguenti modi:
- tagliando, per la prima volta le unghie al neonato;
- lavando il “caparulo” (fazzoletto con cui si asciugava la testina del bambino, dopo che il sacerdote vi aveva versato l’acqua battesimale) del neonato;
- usando “u pupuleiu”bamboccio fatto in casa riservato alle ragazze.

 

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